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Emissioni Scope 2: cosa sono e perché sono decisive per le aziende

  • antoniovallardi
  • 15 set
  • Tempo di lettura: 2 min

Introduzione

Dopo aver approfondito lo Scope 1, oggi ci concentriamo su un’altra area cruciale: lo Scope 2. Secondo il Greenhouse Gas Protocol, le emissioni Scope 2 riguardano le c.d. emissioni indirette generate fuori sede, tra cui principalmente l’energia acquistata (come elettricità, calore, vapore o raffreddamento), prodotta da terzi e consumata dall’azienda.



Cosa sono le emissioni Scope 2

Le emissioni Scope 2 comprendono quelle indirette generate dall'energia acquisita: dall’elettricità al riscaldamento/raffreddamento. Anche se emesse al di fuori dell’azienda, è l’uso finale che le rende parte della propria impronta ambientale. Il GHG Protocol prevede due metodi per il calcolo:

  • Location-based: utilizza un fattore di emissione medio basato sul mix energetico della rete locale. Infatti, maggiore è la quota di energia da fonti rinnovabili, minore sarà il valore del fattore di emissione associato.

  • Market-based: si basa sulle scelte contrattuali e sull’energia rinnovabile certificata. La certificazione viene erogata dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) mediante l’emissione di un certificato d’origine (garanzie di origine). Per il calcolo delle emissioni GHG si considera fattore zero per l’energia da fonti rinnovabili, mentre per la quota restante si applicano i fattori basati sul mix energetico nazionale.



Perché sono importanti

  • Spesso rappresenta una delle voci più significative nell’impronta carbonica di un’azienda (oltre un terzo delle emissioni totali).

  • Un approccio accurato ed equilibrato (cioè un mix tra location- e market-based) aiuta le aziende a identificare rischi/opportunità, migliorare la reportistica ai fini del bilancio di sostenibilità e rafforzare l’immagine aziendale.



Come calcolarle

  1. Raccogliere i dati sui consumi energetici.

  2. Applicare l’approccio location-based o market-based, secondo le linee guida del GHG Protocol.

  3. Assicurarsi di utilizzare fattori di emissione accurati, sia per il mix di rete che per l’energia contrattata o certificata. Questi indicano quanta CO2 equivalente è stata emessa per ogni unità di energia prodotta/consumata. 



Strategie per ridurre lo Scope 2

  • Efficienza energetica: ottimizzazione dell’illuminazione (ad esempio tramite LED ad alta efficienza) e dei sistemi HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning), migliorare l’isolamento termico.

  • Acquisto di energia rinnovabile: tramite fornitori green, PPA/Noleggio operativo di impianti fotovoltaici, Certificati di Garanzia d’Origine.



Conclusione

Lo Scope 2 rappresenta l’area in cui il fotovoltaico esprime al meglio il proprio impatto.


Per Coralsun, questo si traduce in un approccio concreto: trasformare tetti industriali e commerciali, spesso inutilizzati, in superfici produttive in grado di generare energia pulita a km 0, direttamente in loco. Ogni kWh autoprodotto è un kWh in meno prelevato dalla rete, e quindi un passo avanti nella riduzione dello Scope 2.

 
 
 

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